Il potere del vuoto: c’è qualcosa nel niente?

Prendendo ispirazione dal video di cui avete il link soprascritto, ho fatto delle riflessioni allo scopo di esplorare il concetto del ’vuoto’. Eccetto che il niente non è niente, il vuoto non è così… vuoto! Analizzeremo il concetto di vuoto da vari punti di vista: degli oggetti, della mente, della fisica, della vita e della morte, dei luoghi, delle persone e della natura. Nel video, oltre al narratore/autore (George Thompson), avremo il supporto di un maestro Tao, Maestro Gu che è un vasaio e di un eremita che vive in una cava, grazie al quale scopriremo anche il potere del niente, del vuoto. Questo serve a capire chi siamo in relazione all’intero universo e al tutto e può essere anche di aiuto a vivere con più serenità e gioia.

Il Maestro Gu ha un approccio del concetto di vuoto in relazione alle cose differente da quello che normalmente la maggior parte di noi tende ad avere: 

– Vasaio: “C’è una certa bellezza nella irregolarità che non notiamo, non importa per quanto tempo, non importa se con tanta o poca difficoltà lavori una pasta per modellare una porcellana, alla fine tutto quello che devi fare è fare un buco, uno spazio all’interno della palla di materiale. A volte questo spazio interno non è ben fatto, non è regolare, ma di certo è reale, ed è in questo vuoto del vaso che si trova la sua utilità, non nelle pareti. Modella il vaso, ottieni una forma regolare o irregolare, fallo bello o brutto, ma è solo lo spazio vuoto in esso che fa in modo che sia utile, che gli fa trovare il suo scopo. E’ lo stesso che dire : ”guarda che bella bottega, quanti begli strumenti, è un posto speciale”, ma in realtà è lo spazio all’interno di essa, quello che si “usa”, quello che si fa dentro, che rende il posto speciale, pratico altrimenti non c’è scopo, è inutile. L’importanza di ciò che ‘è’ dipende da quello che ‘non è’”.

E’ molto raro notare lo spazio vuoto delle cose che quotidianamente ci circondano e pensare che è proprio quel vuoto ad essere la cosa più importante. Ad esempio, senza uno spazio vuoto, il bicchiere è inutile perché non potremo versarci dentro da bere. Immagina che la stanza in cui ti trovi che non abbia nessuno spazio vuoto: saresti intrappolato come Ian Solo nel blocco di Beskar (cit. Star Wars). E che dire dello spazio interpersonale all’interno del quale due persone si definiscono intime e dello spazio che invece si interpone quando per strada si evita di venire a contatto con sconosciuti? In questo ultimo anno e mezzo di Covid forse ce siamo resi conto. Questo per affermare con certezza che il vuoto non è vuoto. Se consideriamo che il niente non è importante, non vediamo la realtà delle cose: il vuoto è una cosa in sé che è di vitale importanza. E questo è un concetto base per imparare a vivere con pienezza la nostra realtà, la nostra vita.

– Vasaio: “Ogni giorno controllo come va la mia vita, se sono troppo impegnato ad aggiustare cose, a fare qualcos’altro di nuovo, a pensare a qualcosa, ecc., e se mi accorgo che la giornata è piena allora mi fermo per almeno 5 minuti e creo uno spazio vuoto in cui lascio tutto da parte per un pò: chiudo gli occhi, non faccio niente ma nutro la mente.”

Dal punto di vista della cognizione mentale, nella nostra testa, i pensieri e le emozioni che abbiamo, da dove vengono? Sembra che ci sia uno spazio vuoto nella mente da cui tutto sorge. Il maestro Gu cerca di ricordarci di prestare attenzione a questo spazio vuoto nella mente e di supportarlo. Possiamo provare in questo momento qual’è la sensazione che stiamo provando e vedere che cosa sorge nella mente. Chiudiamo gli occhi inspiriamo profondamente dal naso ed espiriamo dal naso, proviamo a sentire una sorta di spazio vuoto nella mente che si apre nella testa e rilasciamo ogni tensione. Stiamo così per 5 minuti, come insegna il maestro. Bella sensazione vero?

E’ dura nel nostro mondo sempre “ON” (dispositivi on-line, sempre sul pezzo, concentrati, impegnati nella palestra, le telefonate di lavoro mentre guidiamo o siamo a fare la spesa…) ricordarsi di avere questi momenti di niente, di silenzio, di vuoto, ma essi sono potenti perché ci danno energia e servono a ricaricarci. Eppure a volte sacrifichiamo anche delle ore di sonno perché vogliamo ottenere il massimo da ogni singolo giorno, da ogni singola ora, quanto è stressante tutto questo? Eppure abbiamo bisogno di dormire, anche alcuni neuro-scienziati ne parlano in questo libro: “Why we sleep”, aut. Matthew Walker. Così come abbiamo visto, in questa cosa che è il niente, in questo spazio vuoto, alla fine troviamo molto di più di quello che di solito siamo abituati a pensare. 

Affrontiamo il concetto del vuoto dal punto di vista della fisica e torniamo molto indietro nel tempo fino a raggiungere il momento prima del Big Bang, alla nascita dell’universo: non c’era niente, era vuoto. Niente materia, niente forme di energia… ma allora da dove è sorto tutto quello che adesso esiste e che abbiamo intorno? Evidentemente dal nulla. Quindi il vuoto non solo è importante per tutto ciò che abbiamo detto prima, dobbiamo aggiungere che il vuoto è creativo perché da esso stesso ha avuto origine la vita così come la percepiamo. Anche dal punto di vista della fisica delle particelle, se consideriamo che un atomo è costituito per il 99,9% circa da spazio vuoto in cui sono presenti al centro i neutroni e protoni e all’estrema periferia gli elettroni che vi girano attorno, possiamo concludere che la materia è costituita al 99,99% da spazio vuoto. Questo avvalora il concetto che noi siamo (spazio) vuoto. 

Sul piano della nostra coscienza, pensiamo alla voce che dentro di noi, nella nostra mente dice sempre “ IO, TU, MIO, TUO…”: prima che nascessimo, dove era? Da dove è arrivata? Ci sono molti modi per tentare di dare una spiegazione a tutto questo. Se sei religioso pensi che sia stato Dio a mettere dentro il tuo corpo lo spirito. Se sei spirituale pensi che l’intero universo abbia uno spirito e che esiste un piano dimensionale di coscienza che noi esseri umani non riusciamo a percepire ma che dà energia alle piante e agli animali. Se hai un approccio scientifico pensi che la coscienza sia un prodotto spontaneo della vita in sé. Ma delle tre visioni esiste comunque un punto in comune: cioè che c’è qualcosa che prima non c’era e adesso c’è e che origina dal niente. Anche nel caso che ci sia un Dio che ti mette lo spirito in corpo: prima non c’è lo spirito e dopo c’è. Questo niente sembra proprio che possegga la chiave per l’ingresso alla magia della vita.

Dal punto di vista del concetto vita-morte, potrebbe spaventarci un pò l’idea che noi veniamo dal nulla. Nella nostra cultura occidentale abbiamo la tendenza ad essere spaventati dal niente, dal vuoto, dall’oscurità o dalla morte. Ma come abbiamo detto poco fa essere qui deriva dal nostro non essere qui, allo stesso modo in cui il suono viene dal silenzio e la luce dal buio; sono gli opposti che sono essenziali alla funzionalità della realtà. Non esiste l’uno senza l’altro. Non esiste la morte senza la vitaE’ tutto collegato, è il concetto di inter-dipendenza tra tutte le cose e inter-essere tra tutti gli esseri viventi ( Cit. Tich Nhat Hanh) . 

C’è una leggenda che narra di un Dio delle montagne cinesi che ha meditato così a lungo fino a raggiungere l’immortalità. Il luogo preciso dove egli ha avuto questa illuminazione divina era una roccia che si affacciava su uno strapiombo sul picco di una montagna. Si è gettato e la sua vita umana è trascesa in una vita da immortale. Dentro questa leggenda c’è l’idea che per ‘non essere’ sia necessario ‘essere qui’. Ora siamo qui sullo strapiombo e il non essere è dall’altra parte, nel vuoto. Questo un pò spaventa, vero? Ma non preoccupiamoci più di tanto, non è la nostra intenzione quella di saltare nel vuoto. E’ solo una leggenda! Proviamo comunque ad immaginare realmente che fossimo degli esseri immortali, che non moriremo mai e che saremo qui per sempre. Finiremmo per annoiarci, persino dei nostri familiari. Non useremmo l’espressione ‘essere vivi’ dal momento che non ci sarebbe nessuno che non ci è mai stato semplicemente perché ci è sempre stato, non essendo mai nè nato nè morto. 

Possono quindi le nostre esperienze essere più ricche di quanto lo sono ora? Tutti i momenti speciali della nostra vita, ad esempio di quando passeggi nella natura tra i boschi, il momento della nascita di un figlio, il momento della laurea o il tempo che trascorri con la tua famiglia, si perderebbero nella eterna irrilevanza se fossimo immortali. Quindi non abbiamo bisogno di avere paura della morte perché in realtà è proprio quest’ultima che ci aiuta a farci sentire veramente vivi. Quindi la risposta alla domanda iniziale di questo capoverso è : ‘No, non possono. Sono così ricche proprio perché esiste la morte. E’ importante che nella vita che ci sia la morte. Non esiste la vita senza la morte.

Ora stiamo cominciando a farci un’idea più precisa di questa idea chiamata vuoto (oppure: niente, non essere, nulla, vacuità’), sentendoci a nostro agio iniziando a comprenderne alcune sfumature che stanno dietro a concetti quali energia, creatività, vita-morte. Siamo adesso sulle montagne di Whudang (Cina) e stiamo per arrivare alla caverna dove vive un eremita. Chi meglio di lui potrebbe spiegarci ulteriori concetti sul nulla dal momento che ha deciso di viverci, in questo spazio vuoto naturale che è la sua caverna. 

– Eremita: Ricchezza e materialismo, tutti e due dovrebbero servire all’umanità, ma se ne diventano l’obbiettivo, lo scopo del vivere, allora essi perdono il loro valore. Se uno mette tanto sforzo per accumulare soldi per poi alla fine morire, quale è il significato di avere tanti soldi? Quale è il loro valore?”. I beni materiali e il denaro secondo i canoni della società odierna sono le basi per definire la potenza di una persona, di una società quotata in borsa, di una nazione. Ne consegue che chi non ha niente non è importante e tantomeno potente. Invece è tutto il contrario.

In merito al concetto di spazio in relazione al luogo possiamo dire che mentre la maggioranza delle persone si focalizza sull’accumulo di beni materiali, al contrario l’eremita pratica il nulla (no-thing-ness) eppure si sente a suo agio in tutto questo spazio. La caverna è la sua casa da venti anni ed ora sembra una parte naturale di lui stesso. E noi facciamo lo stesso, spendiamo molta energia affinché gli spazi in cui trascorriamo più spesso il nostro tempo siano confortevoli e tali da farci a sentire a nostro agio in essi. Tutti noi sappiamo il momento che si prova quando rientri a casa da un lungo viaggio, magari in concomitanza di una situazione difficoltosa, per esempio ai tempi della pandemia da Covid. E quando stiamo lontani dai nostri spazi per tanto tempo ci sembra che ci manchi una parte di noi stessi. Il vuoto è parte di noi.

Focalizzandoci adesso sul vuoto in relazione alla persona parliamo proprio di questa sensazione che gli spazi che occupiamo sembrino parte di noi stessi, perché i taoisti così come altre tradizioni spirituali dicono che questa sensazione sia qualcosa di più di un puro sentimento. Normalmente percepiamo lo spazio intorno a noi come qualcosa che ci separa dagli uni e dagli altri, permettendo a tutti noi di sentirci una persona diversa dalle altre, di acquisire una identità grazie allo spazio vuoto. Il vuoto ci permette di sviluppare la nostra identità. Il confine fisico della persona, o se volete il punto in cui una persona “finisce” è la pelle. Il vuoto dentro lo stomaco, nell’intestino, nelle vie aree, lo sentiamo come “nostro” perché siamo abituati a percepire come confine della nostra persona lo strato esterno della cute. Ma vediamoli meglio da un punto di vista strettamente anatomico, questi confini fisici del corpo. La pelle non è il nostro confine (bordo) esterno perché in realtà è porosa, è interrotta e lo stesso spazio che c’è fuori dal corpo è in continuità con quello dentro di noi. Si potrebbe dire che lo spazio da una parte ci da la sensazione di identità, ma dall’altro può essere considerato il ‘collante’ universale di tutte le cose. Per esempio, lo spazio all’interno della bocca di un essere è in continuità con il vuoto dello stomaco di un altro. Siamo organismi che occupano tutti lo stesso uno spazio vuoto in comune e siamo tutti uniti; lo spazio che prima occupava uno sul sedile di un autobus ora lo occupiamo noi, e lo lasceremo a qualcun altro in futuro. Anche lo spazio che esiste tra la terra e la luna e lo spazio che c’è tra i pianeti e le galassie è fondamentale per vivere. Quindi ogni volta che guardiamo il cielo, le stelle, se guardiamo meglio riusciremo ad essere più consapevoli e riuscire a comprendere che abbastanza stranamente quello spazio siamo noi. E’ in questo senso che va interpretata la sensazione della proprietà del nostro spazio: è perché quello spazio siamo noi. Andando oltre, dal momento che lo spazio è comune a tutte le cose e tutti gli esseri, ne consegue che ancora più stranamente tutti e tutto siamo la stessa cosa, un’immenso spazio vuoto. Il vuoto è parte di noi perché in qualche modo siamo noi, è questo che dobbiamo capire, il nulla è il tutto.

In relazione alla natura il vuoto serve per continuare a vivere. Una realtà con un IO e un TU implica un mondo che ha spazio in esso. E questo è un altro esempio della nostra interdipendenza con tutto ciò che è. Abbiamo bisogno dell’ossigeno degli alberi per vivere, a volte pensiamo di essere separati dalla natura, ma in realtà siamo una parte di essa. Facciamo parte di un sistema incredibilmente complesso, interdipendente e inseparabile. E anche il vuoto è una parte di esso. Ci si separa, ci si definisce, ma se ci pensiamo, alla fine ci collega a tutto quello che è. 

Nell’antichità i palazzi degli imperatori venivano costruiti generalmente in cima alle montagne, e questo per due motivi: uno per la difesa della fortezza, ma l’altro e forse più importante era di avere una prospettiva di osservazione dei lontani confini dei territori, una prospettiva in cui lo spazio della vista assume la connotazione di potenza. Il vuoto è potenza. Lo spazio non lo vedi ma è di enorme importanza! Ecco perché ha ragione l’eremita ad avere dubbi sull’effettivo potere del materialismo. Comprendere il potere del vuoto è sentirsi connessi a tutto ciò che è, ci aiuta a non avere paura della morte o dell’oscurità perché è da qui che scaturisce la luce. C’è davvero qualcosa nel niente!