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Tich Nath Hanh – Esercizio di respirazione 

Immagine da  grassilia11.wordpress.com  

  

“Inspirando, so che sto inspirando.Espirando, so che sto espirando.

Inspirando noto che l’inspirazione si è fatta più profonda. Espirando noto che l’espirazione si è fatta più lenta.

Inspirando, mi calmo; espirando, mi sento a mio agio.

Inspirando, sorrido; espirando, lascio andare.

Inspirando, dimoro nel momento presente. Espirando, so che è un momento meraviglioso”.

Questi versi possono essere riassunti nel modo seguente:

Dentro, fuori; profondo, lento; calma, agio; sorrido, lascio andare; momento presente, momento meraviglioso.

Ogni parola è una guida che ci aiuta a tornare al respiro nel momento presente. Possiamo ripetere ”inspiro ed espiro” finché non sentiamo che la nostra concentrazione è solida e piena di pace.

“profondo, lento” continuiamo a respirare senza alterare il ritmo del respiro finché non vogliamo passare alla frase successiva. 

“calma, agio” calmiamo il corpo, portiamo pace al nostro corpo. Se abbiamo una sensazione o un’emozione che non ci fa sentire meno tranquilli, calmare vuol dire placare quella sensazione o emozione. Inspirando, calmo le mie emozioni. Espirando, calmo le mie sensazioni. “agio” significa essere leggeri, rilassati, sentire che nulla è importante quanto il nostro benessere.

“sorrido, lascio andare” anche se in quel momento non sentiamo molta gioia, possiamo comunque sorridere. Quando sorridiamo, la gioia e la pace in noi si fanno più salde e la tensione svanisce. Quando diciamo “lascio andare” non tratteniamo con noi ciò che ci fa soffrire: un’idea, una paura, una preoccupazione, la rabbia. Potreste chiedervi: perché dovrei sorridere se in me non c’è gioia? La risposta è: sorridere è una pratica. Il vostro viso ha più di trecento muscoli: se siete arrabbiati o impauriti si tendono, e la loro tensione genera una sensazione di durezza. Se invece sapete come inspirare e fare un sorriso, la tensione scomparirà: è lo “yoga della bocca”. Fate del sorriso un esercizio: basta inspirare e sorridere per far scomparire la tensione e farvi sentire molto meglio. Essere compassionevoli nei confronti di se stessi è una pratica molto importante. Quando per esempuo sei stanco, arrabbiato o disperato, dovresti sapere come tornare a te stesso e prenderti cura della tua stanchezza, della tua rabbia e della tua disperazione: dolcemente e con un sorriso.

“momento presente, momento meraviglioso”. Ricordate, il Buddha ha detto che il momento presente è il solo momento in cui la vita ci è disponibile. Quindi, per poter entrare in contatto profondo con la vita dobbiamo tornare al momento presente. Il respiro è come un ponte che collega il corpo e la mente. Nella vita quotidiana il nostro corpo può stare in un luogo e la nostra mente altrove, nel passato o nel futuro: è uno “stato di distrazione”. Quando iniziate a inspirare e a espirare con consapevolezza, il vostro corpo tornerà alla vostra mente in un istante; e la mente tornerà al corpo. Sarete in grado di realizzare l’unità di corpo e mente e diverrete pienamente presenti e pienamente vivi nel qui e ora. In quel momento avrete la possibilità di entrare in contatto profondo con la vita. Non è difficile. Tutti possono farlo.

Segnalazione pagina Canonepali.net

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Libero Ovunque tu Sia

Thich Nhat Hanh
Libero ovunque tu sia
discorso tenuto al Penitenziario di Stato del Maryland, U.S.A.

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L’energia che libera

La rabbia è un tipo di energia che fa soffrire noi e le persone intorno a noi. Sono un monaco e quando mi arrabbio pra- tico il prendermi cura della mia rabbia: non le consento di causare sofferenza o di distruggermi. Se vi prendete cura della vostra rabbia e siete capaci di trovare sollievo da essa sarete in grado di vivere in mo- do felice e gioioso.
L’energia che libera
Per prendermi cura della mia rabbia innanzitutto torno al respiro e guardo profondamente dentro di me. Mi rendo immediatamente conto che in me c’è un’energia chiamata rabbia; poi riconosco di ave- re bisogno di un altro tipo di energia che si prenda cura della rabbia e la invito a sorgere e a svolgere questo compito. Questa seconda energia è chiamata presenza mentale. Ognuno di noi ha in sé il seme della presenza mentale. Se sappiamo entrare in contatto con quel se- me possiamo iniziare a generare l’energia della presenza mentale; con la sua energia ci possiamo prendere cura dell’energia della rabbia.
Può esserci presenza mentale in tutto ciò che si fa. Se bevendo un bicchiere d’acqua sai che in quel momento stai bevendo dell’acqua e non pensi ad altro, allora stai bevendo in presenza mentale, in consapevolezza. Se concentri sull’acqua tutto il tuo essere, corpo e mente, in te c’è consapevolezza e concentrazione e l’azione del bere può essere descritta come un “bere consapevole”. Bevi non soltanto con la bocca ma con tutto il corpo e in piena consapevolezza. Siamo tutti capaci di bere dell’acqua in consapevolezza.

Coltivare la libertà

Per libertà intendo la libertà dalle afflizioni, dalla rabbia e dalla di- sperazione. Se in te c’è rabbia, la devi trasformare per poter ottenere di nuovo la tua libertà. Se in te c’è disperazione devi riconoscere que- sta energia e non permetterle di sopraffarti. Devi praticare in modo da trasformare l’energia della disperazione e raggiungere la libertà che meriti: la libertà dalla disperazione.
Puoi praticare la libertà ogni momento della vita quotidiana: ogni passo che fai può aiutarti a recuperarla, ogni respiro ti può aiutare a svilupparla e coltivarla. Quando mangi, mangia da persona libera. Quando cammini, cammina da persona libera. Quando respiri, respira da persona libera. Lo si può fare dovunque.
Essere capaci di inspirare ed espirare è un miracolo. Una persona sul letto di morte non riesce a respirare liberamente e presto smetterà di farlo. Io invece sono vivo: posso inspirare e rendermi consapevo- le dell’inspirazione; posso espirare e rendermi consapevole dell’espi- razione. Sorrido all’espirazione e sono consapevole di essere vivo. Quindi, quando inspirate siate consapevoli della vostra inspirazione. “Inspirando so che questa è la mia inspirazione”. Nessuno può im- pedirvi di godere della vostra inspirazione. Quando espirate, siate consapevoli che questa è la vostra espirazione. Respirate da persone libere.
Il miracolo non è camminare sull’acqua, è camminare sulla terra.
Tutti camminiamo sulla terra, ma alcuni camminano come schia- vi, del tutto privi di libertà. Sono assorbiti dal futuro o dal passato e non sono capaci di stare nel qui e ora, dove è disponibile la vita. Se nella vita di tutti i giorni siamo preda delle nostre preoccupazioni, della nostra disperazione, dei nostri progetti, del rimpianto per il passato e della paura del futuro, non siamo persone libere. Non siamo capaci di stabilirci nel qui e ora.

In contatto con i miracoli
Secondo il Buddha, mio maestro, la vita è disponibile qui e ora. Il passato non c’è più e il futuro deve ancora venire; c’è un solo mo- mento in cui posso vivere: il momento presente. Quindi, la prima co- sa che faccio è tornare al momento presente. Così facendo entro in contatto profondo con la vita. La mia inspirazione è vita, la mia espi- razione è vita; ogni passo che faccio è vita. L’aria che respiro è vita. Posso entrare in contatto con il cielo blu e con la vegetazione. Posso sentire il canto degli uccelli e la voce di un altro essere umano. Se sia- mo capaci di tornare al qui e ora siamo in grado di toccare le tante meraviglie della vita che sono a nostra disposizione.
Molti di noi pensano che la felicità non sia possibile nel momento presente. La maggior parte di noi crede che ci siano altre condizioni da realizzare prima di poter essere felici. È per questo che siamo assorbiti dal futuro e non siamo capaci di essere presenti nel qui e ora. È per questo che non ci accorgiamo di tante meraviglie della vita. Se continuiamo a fuggire nel futuro, non possiamo essere in contatto con le molte meraviglie della vita, non possiamo essere nel momento presente, là dove c’è guarigione, trasformazione e gioia.

Tu sei un miracolo

Cari amici, non siete altro che un miracolo. Può essere che delle volte vi sentiate privi di valore ma siete un vero e proprio miracolo. Un fagiolino contiene in sé tutto il cosmo: il sole, la pioggia, la terra intera, il tempo, lo spazio e la coscienza. Anche voi contenete l’inte- ro cosmo.
In ogni cellula del corpo noi conteniamo il Regno di Dio, la Ter- ra Pura del Buddha. Se sappiamo come vivere, il Regno di Dio si ma- nifesterà per noi qui e ora. Con un solo passo possiamo entrare nel Regno di Dio. Non occorre che moriamo per entrare nel Regno di Dio, anzi dobbiamo essere assolutamente vivi. Anche l’inferno è in ogni cellula del nostro corpo. Sta a noi scegliere: se continuiamo a in- naffiare ogni giorno il seme dell’inferno dentro di noi, l’inferno sarà la realtà in cui viviamo ventiquattro ore al giorno; se invece sappiamo come innaffiare ogni giorno il seme del Regno di Dio in noi, il Re- gno di Dio diventerà la realtà in cui viviamo ogni attimo della nostra vita quotidiana.
Che io sia qui o in qualunque altro luogo, sono sempre capace di cammina- re con consapevolezza e la terra sotto ai miei piedi è sempre la Terra Pura del Buddha o il Regno di Dio. Dovete camminare in mo- do consapevole e toccare la terra come se fosse un miracolo. Se sape- te tornare al qui e ora, se sapete come toccare il Regno di Dio in ogni cellula del vostro corpo, esso si manifesterà per voi immediatamente qui e ora.

La libertà è possibile ora

Cammina da persona libera. Cammina in modo che ogni passo ti dia più dignità, più libertà e stabilità, e nel tuo cuore nasceranno gioia e compassione 3. Ti renderai conto che le altre persone non cammi- nano in questo modo, che sono preda della rabbia, della paura e del- la disperazione. Questo può motivarti ad aiutarle a imparare come vi- vere nel momento presente, come sedersi e camminare da persona li- bera. Una sola persona che si sieda, cammini, mangi e respiri da per- sona libera può avere un impatto su tutto il suo ambiente.

Cammina da persona libera

Se la nostra vita quotidiana è priva di consapevolezza, tendiamo a lasciare che vi entrino molti elementi che sono dannosi per il corpo e per la coscienza. Il Buddha disse che nulla può sopravvivere senza cibo. La nostra gioia non può sopravvivere senza essere alimentata, né possono sopravvivere il dolore e la disperazione.
Se siamo disperati è perché abbiamo nutrito la nostra disperazione con il genere di cibo che la fa aumentare. Se siamo depressi, il Buddha ci consiglia di osservare in profondità la natura della nostra depressione per individuare l’origine del cibo di cui la nutriamo. Una volta individuata la fonte del nutrimento eliminatela, e la depressione svanirà dopo una o due settimane.
Senza consapevolezza nella nostra vita quotidiana, noi nutriamo la nostra rabbia e la nostra disperazione guardando o ascoltando cose intorno a noi che sono altamente tossiche. Ogni giorno consumiamo molte tossine; ciò che vediamo in televisione o che leggiamo nelle riviste può nutrire la nostra rabbia e disperazione. Se inspiriamo ed espiriamo consapevolmente, però, e ci rendiamo conto che quel genere di cose non sono quelle che vogliamo consumare, smetteremo di assumerle. Vivere in modo consapevole significa smettere di ingerire questo tipo di veleni e scegliere invece di essere in contatto con ciò che è meraviglioso, che rigenera e che guarisce, dentro di noi e intorno a noi.

Momento meraviglioso

Ho un esercizio di respirazione che vorrei offrirvi. Sono sicuro che se seguirete questo esercizio nei momenti difficili, ne trarrete sollievo.
Inspirando, so che sto inspirando.
Espirando, so che sto espirando.
Inspirando noto che l’inspirazione si è fatta più profonda. Espirando noto che l’espirazione si è fatta più lenta. Inspirando, mi calmo; espirando, mi sento a mio agio. Inspirando, sorrido; espirando, lascio andare.
Inspirando, dimoro nel momento presente.
Espirando, so che è un momento meraviglioso.
Questi versi possono essere riassunti nel modo seguente:
Dentro, fuori;
profondo, lento;
calma, agio;
sorrido, lascio andare;
momento presente, momento meraviglioso.

Ogni parola è una guida che ci aiuta a tornare al respiro nel momento presente. Possiamo ripetere ”inspiro”, “espiro” finché non sentiamo che la nostra concentrazione è solida e piena di pace.
Continuiamo a respirare, “profondo, lento, profondo, lento” finché non vogliamo passare alla frase successiva, che è “calma, agio”.
Calma significa che calmiamo il nostro corpo, che portiamo pace al nostro corpo. Inspirando, porto l’elemento della calma nel mio corpo. Se abbiamo una sensazione o un’emozione che ci fa sentire meno tranquilli, calmare vuol dire calmare quella sensazione o emo- zione. Inspirando, calmo le mie emozioni. Espirando, calmo le mie sensazioni. Quando espiriamo, diciamo “agio”, che significa essere leggeri, rilassati, sentire che nulla è importante quanto il nostro benessere.
Quando abbiamo dimestichezza con “calma, agio” passiamo a “sorrido, lascio andare”. Quando inspiriamo, anche se in quel momento non sentiamo molta gioia, possiamo comunque sorridere. Quando sorridiamo, la gioia e la pace in noi si fanno più salde e la tensione svanisce. Quando espiriamo, diciamo “lascio andare”. Lasciamo andare ciò che ci fa soffrire: un’idea, una paura, una preoccupazione, la rabbia.
E alla fine torniamo a “momento presente, momento meraviglioso”. “Inspirando, dimoro nel momento presente. Espirando sento che è un momento meraviglioso”. Ricordate, il Buddha ha detto che il momento presente è il solo momento in cui la vita ci è disponibi- le. Quindi, per poter entrare in contatto profondo con la vita dobbiamo tornare al momento presente. Il respiro è come un ponte che collega il corpo e la mente. Nella vita quotidiana il nostro corpo può stare in un luogo e la nostra mente altrove, nel passato o nel futuro: è detto uno “stato di distrazione”.
Il respiro è un collegamento fra il corpo e la mente. Quando iniziate a inspirare e a espirare con consapevolezza, il vostro corpo tornerà alla vostra mente in un istante; e quando iniziate a inspirare ed espirare con consapevolezza, la mente tornerà al corpo. Sarete in grado di realizzare l’unità di corpo e mente e diverrete pienamente presenti e pienamente vivi nel qui e ora. In quel momento avrete la possibilità di entrare in contatto profondo con la vita. Non è difficile. Tutti possono farlo.

Il sorriso come pratica
Nell’esercizio “inspirando, sorrido” potreste chiedervi: perché dovrei sorridere se in me non c’è gioia? La risposta a questa domanda è: sorridere è una pratica. Il vostro viso ha più di trecento muscoli: se siete arrabbiati o impauriti si tendono, e la loro tensione genera una sensazione di durezza. Se invece sapete come inspirare e fare un sorriso, la tensione scomparirà: è quello che io definisco “yoga della bocca”. Fate del sorridere un esercizio: basta inspirare e sorridere per far scomparire la tensione e farvi sentire molto meglio.
Essere compassionevoli nei confronti di se stessi è una pratica molto importante. Quando sei stanco, arrabbiato o disperato, dovresti sapere come tornare a te stesso e prenderti cura della tua stanchezza, della tua rabbia e della tua disperazione.
È per questo che pratichiamo il sorridere, il camminare, il respirare, il mangiare in consapevolezza.

Quando si prova gratitudine non si soffre

Quando prendo il cibo, che sia con i bastoncini o con la forchetta, sto un momento a guardarlo. Mi basta una frazione di secondo per identificare il cibo; se sono veramente presente qui e ora lo riconosco immediatamente, che si tratti di una carota, di un fagiolino o di un pezzo di pane. Gli sorrido, lo metto in bocca e lo mastico con la totale consapevolezza di ciò che sto mangiando. La consapevolezza è sempre consapevolezza di qualcosa: io mastico il cibo in modo tale che la vita, la gioia, la solidità e la non paura divengano realtà pos- sibili. Dopo aver mangiato per una ventina di minuti mi sento nutrito, non solo fisicamente ma anche mentalmente e spiritualmente. Questa è una pratica molto, molto profonda. All’inizio di ogni pasto pratichiamo le Cinque Contemplazioni del cibo.
Le Cinque Contemplazioni
Questo cibo è il dono dell’intero universo: terra, cielo, e molto duro lavoro.
Che noi possiamo mangiare in modo da essere degni di riceverlo.
Che noi possiamo trasformare gli stati mentali non salutari e imparare a mangiare con moderazione.
Che noi possiamo mangiare solo cibo che ci nutre e che previene le malattie.
Accettiamo questo cibo per poter realizzare la via della comprensione e dell’amore.

La prima contemplazione è essere consapevoli che il nostro cibo viene direttamente dalla terra e dal cielo, che è un dono che ricevia- mo dalla terra e dal cielo e anche dalle persone che lo preparano.
La seconda contemplazione riguarda l’essere degni del cibo che mangiamo. Il modo per essere degni del nostro cibo è mangiare in presenza mentale – essere consapevoli della sua presenza ed essere grati di averlo. L’energia della presenza mentale può aiutarci a vedere quanto sia meraviglioso il cibo che stiamo mangiando. Non possiamo permetterci di perderci nelle nostre preoccupazioni, paure o arrabbiature riguardanti il passato o il futuro. Siamo lì per il cibo perché il cibo è lì per noi: è giusto così. Mangiate in modo consapevole e sarete degni della Terra e del cielo.
La terza contemplazione mira a renderci consapevoli delle nostre tendenze negative e a permetterci di evitare che ci travolgano. Occorre che impariamo a mangiare con moderazione, a mangiare la giusta quantità di cibo. È molto importante non mangiare troppo. Se mangiate lentamente e masti- cate con molta cura ne riceverete un grande nutrimento: la giusta quantità di cibo è quella che ci aiuta a essere sani.
La quarta contemplazione è relativa alla qualità del cibo che mangiamo. Siamo determinati a ingerire soltanto cibo che non contenga tossine per il corpo e per la coscienza.
La quinta contemplazione è essere consapevoli che riceviamo cibo al fine di realizzare qualcosa. La nostra vita dovrebbe avere un signi- ficato, e questo significato è aiutare gli altri a soffrire meno – aiutare gli altri a entrare in contatto con le gioie della vita. Quando abbiamo nel cuore la compassione, quando sappiamo di essere capaci di aiuta- re una persona a soffrire meno, la vita inizia ad avere più significato. Questo è un nutrimento molto importante, per noi.
Dire poche parole che facciano soffrire di meno una persona può bastare a dare significato alla nostra vita; lo si può fare dovunque.
Quando la tua vita ha significato la felicità diviene realtà e tu ti trasformi in un bodhisattva proprio qui e ora. Un bodhisattva è una persona dotata di compassione e capace di far sorridere un’altra per- sona o di farla soffrire meno. Ognuno di noi ne è capace.

La compassione come fattore di liberazione
Ogni momento della nostra vita quotidiana può essere un momento di pratica. Se stai aspettando il cibo o se sei in fila per essere contato puoi sempre praticare “inspiro ed espiro”, con consapevolezza e sorridendo. Non sprecare alcun momento della tua vita quotidiana: ogni momento è un’opportunità per coltivare solidità, pace e gioia. Dopo alcuni giorni vedrai che altre persone inizieranno a trarre beneficio dalla tua presenza. La tua può diventare la presenza di un bodhisattva, di un santo. È davvero possibile.
Molti di noi hanno paura di essere attaccati e a volte, pur avendo in sé compassione e comprensione, fingono di es- sere duri e crudeli per proteggersi. Senza la compassione soffriamo molto e facciamo soffrire le persone intorno a noi. Con la compas- sione possiamo entrare in contatto con gli altri esseri viventi e possiamo aiutarli a soffrire meno.
Se in te c’è l’energia della compassione, vivi nel più sicuro degli ambienti. La compassione può esprimersi nei tuoi occhi, nel modo in cui agisci o reagisci, nel modo in cui cammini, ti siedi o mangi, nel modo in cui tratti gli altri. È il miglior mezzo di autoprotezione. Può anche essere contagiosa. È davvero meraviglioso stare seduti accanto a qualcuno che ha nel cuore la compassione. Con la compassione nel cuore conquisterai il sostegno di uno o due amici: tutti noi abbiamo bisogno di compassione e amore. Due persone insieme si possono proteggere a vicenda e possono proteggere anche le persone che hanno intorno.
La nostra pratica è coltivare la compassione nella vita quotidiana. Con la pratica della compassione ci apriamo a una persona e poi a un’altra; alla fin fine, quando c’è la compassione, qualunque posto può essere un luogo in cui è piacevole vivere. Quando l’elemento del- la gioia entra nei nostri corpi e nelle nostre coscienze, troviamo in- sieme pace e gioia proprio qui, proprio ora.

La comprensione rende possibile la compassione

La comprensione è la sostanza con cui costruiamo la compassione. Di che tipo di comprensione sto parlando? La comprensione del fatto che anche l’altra persona soffre. Quando soffriamo abbiamo la tendenza a credere di essere vittime degli altri, di essere gli unici a stare male. Ma non è vero, anche l’altro soffre; anche l’altro ha le sue difficoltà, le sue paure, le sue preoccupazioni. Se solo potessimo vedere il dolore che c’è in lui, inizieremmo a comprenderlo. Una volta che c’è la comprensione, la compassione diventa possibile.
Abbiamo abbastanza tempo per osservare a fondo la condizione dell’altro? Se lo osserviamo possiamo vedere che in lui c’è molta sofferenza. Forse non sa come gestire la sua sofferenza. Forse la lascia crescere perché non sa come gestirla, e questo fa soffrire lui e le persone che ha intorno. Quindi, con questo tipo di consapevolezza, di presenza mentale, inizierai a comprendere e la comprensione farà sorgere dentro di te la compassione. Con la compassione in te soffrirai molto meno e sarai spinto dal desiderio di fare una certa cosa, o di non fare un’altra cosa, perché quella persona soffra meno. Il tuo modo di guardarla o di sorriderle può aiutarla a soffrire meno e può darle fiducia nella compassione.
La compassione non è possibile senza la comprensione, e la comprensione è possibile soltanto se hai il tempo di guardare in profondità. Meditazione significa guardare in profondità per comprendere.
Quando hai la compassione nel cuore, ti basta inspirare ed espirare profon- damente per far arrivare la comprensione. Comprenderai te stesso e diverrai compassionevole verso te stesso. Saprai come gestire la tua sofferenza e come prenderti cura di te stesso. Sarai quindi in grado di aiutare un’altra persona a fare lo stesso, e tra voi crescerà la compassione. In questo modo diventi un Buddha.

L’arte di gestire una tempesta

Una tempesta, quando arriva, rimane per un po’ di tempo e poi se ne va. È così anche per le emozioni: vengono, restano per un po’, poi vanno via. Un’emozione è solo un’emozione. Non si muore per un’emozione. Noi siamo molto, molto più di un’emozione. Quando ti accorgi che sta per sorgere un’emozione, dunque, è molto importante che ti sieda in posizione stabile, oppure che ti metta sdraiato – anche questa è una posizione molto stabile. Concentra poi l’attenzione sulla pancia. La tua testa è come la cima di un albero durante una tempesta: io non ci resterei. Porta la tua attenzione in basso, al tronco dell’albero, dove c’è stabilità.
Dopo esserti concentrato sulla pancia, sposta in giù l’attenzione, appena sotto l’ombelico, e inizia a praticare il respiro consapevole. Inspirando ed espirando profondamente, sii consapevole del sollevarsi e dell’abbassarsi dell’addome. Dopo aver praticato in questo modo per dieci, quindici o venti minuti, ti accorgerai di essere forte, abbastanza forte da resistere alla tempesta. In questa posizione seduta o sdraiata, limitati a rimanere agganciato al respiro, proprio come un naufrago resta aggrappato a un salvagente: dopo un po’ di tempo l’emozione andrà via.
Questa è una pratica molto efficace, ma per favore ricorda una cosa: non aspettare di avere un’emozione forte per praticare, in quel caso non ricorderai come si fa. Devi praticare ora, oggi che ti senti b ne, che non hai a che fare con emozioni forti. Questo è il momento per iniziare a imparare la pratica. Puoi praticare ogni giorno per dieci minuti. Siedi e pratica l’inspirazione e l’espirazione, concentrando l’attenzione sulla pancia. Se fai così per tre settimane, ventuno gior- ni, diventerà un’abitudine; allora, quando monterà la rabbia o sarai sopraffatto dalla disperazione, ti verrà naturale ricordare la pratica; se ci riuscirai avrai fede nella pratica e sarai in grado di dire alle tue emozioni: “Bene, se ritorni farò esattamente la stessa cosa”. Non avrai più paura perché saprai che cosa fare.
Pratica regolarmente. Quando la pratica diventa un’abitudine, se non la fai ti sembra che ti manchi qualcosa. Praticare ti porterà be- nessere e stabilità; e avrà anche un buon effetto sulla tua salute. Questa è la miglior protezione che puoi offrire a te stesso.

Sorridi alla tua energia dell’abitudine
In ognuno di noi c’è una forte energia chiamata energia dell’abitudi- ne, vasana in sanscrito. Tutti noi abbiamo energie abituali che ci spingono a dire o a fare cose che non vorremmo. Le abitudini danneggiano noi e i nostri rapporti con gli altri. Razionalmente sai che dire o fare una certa cosa causerà molta sofferenza, eppure la dici o la fai; a quel punto, il danno è fatto. Poi ti dispiace, ti batti il petto e ti strappi i capelli dicendo: “Non dirò, non farò mai più una cosa simile”. Ma anche se sei sincero, la prossima volta che si presenterà una situazione simile dirai o farai la stessa cosa.
Il respiro consapevole può aiutarti a riconoscere l’energia dell’abitudine quando si presenta. Non devi combatterla, devi solo riconoscere che è tua e sorriderle. Tanto basta. Questa è una protezione meravigliosa. Per questo ho detto che la presenza mentale è l’energia che ci protegge.
Perché l’energia della presenza mentale possa operare per te, è molto importante che tu pratichi ogni giorno il camminare e il respirare in consapevolezza. Quando l’energia dell’abitudine inizia a manifestarsi continua a respirare, riconoscila e dille: “Ciao, energia dell’abitudine. So che ci sei, ma io sono libero. Non mi spingerai più a dire o a fare quelle cose”. In questo modo acquisisci una maniera diversa di reagire, crei una buona energia dell’abitudine che sostituisce quella cattiva.
La relazione che abbiamo con gli altri è fondamentale per la nostra felicità. A volte trattiamo male gli altri o noi stessi a causa dell’e- nergia dell’abitudine. Dovremmo trattare noi stessi con rispetto, tenerezza e compassione. È molto importante: se sappiamo trattare con rispetto il nostro corpo e le nostre sensazioni, saremo capaci di trattare gli altri con lo stesso rispetto. È così che creiamo pace, libertà e felicità nel mondo. Ognuno di noi è in grado di farlo. Abbiamo solo bisogno di un po’ di allenamento. Noi dobbiamo coltivare quell’energia chiamata consapevolezza – consapevolezza del camminare, consapevolezza del respiro, consapevolezza del mangiare.
Ogni momento della nostra vita quotidiana può essere usato per coltivare la presenza mentale, l’energia del Buddha, dello Spirito Santo. Ovunque c’è lo Spirito Santo c’è comprensione, perdono e com- passione. L’energia della presenza mentale, della consapevolezza, ha la stessa natura. Se sapete generare questa energia diverrete veramente presenti, davvero vivi e capaci di comprendere. Con la comprensione diverrete compassionevoli e questo cambierà ogni cosa.

D: Quanto tempo ci vuole per avere dei risultati nella pratica?
R: Non è una questione di tempo. Se la fai in modo corretto e con piacere puoi avere risultati rapidamente; se invece dedichi molto tempo alla pratica ma non la fai correttamente, potresti non realizzare nulla. È come il respiro consapevole: se lo fai nel modo giusto, già la prima inspirazione può darti un po’ di sollievo e di gioia. Ma se non lo fai nel modo giusto, neanche tre o quattro ore ti daranno l’effetto che desideri.
Quando inspiri, consenti a te stesso di inspirare in modo naturale. Concentra tutta la tua attenzione sull’inspirazione. Quando espiri, consenti a te stesso di espirare in modo normale: limitati a renderti consapevole dell’espirazione, senza interferire. Non forzarla. Se ti consenti di inspirare ed espirare in modo naturale e prendi consapevolezza del tuo respiro, ti sentirai meglio dopo appena quindici o venti secondi; comincerai a provare piacere nell’inspirare e nell’espirare.
La a pratica non si può misurare in termini di tempo: sia che respiri in consapevolezza, che cammini in consapevolezza o che lavori in consapevolezza, se lo fai con piacere e ne senti subito l’effetto la tua pratica è corretta.

D: Quanto tempo devo dedicare alla pratica?
R: La meditazione che propongo può essere fatta in qualunque mo- mento. Mentre cammini da un posto a un altro puoi applicare le tecniche della meditazione camminata; quando lavori puoi praticare il lavoro in consapevolezza. A pranzo puoi praticare il mangiare in consapevolezza. Non occorre che tu preveda un tempo specifico per la pratica: la puoi fare in qualunque momento del giorno.
Tuttavia, se la situazione lo consente, puoi prenderti del tempo per fare qualcosa di specifico, per esempio potresti svegliarti un quarto d’ora prima per goderti un quarto d’ora di meditazione seduta. Oppure prima di andare a dormire, anche dopo che le luci sono state spente, puoi sederti sul letto per fare un quarto d’ora di respirazione consapevole.
Puoi strofinare un pavimento da persona libera o da schiavo. Dipende da te. Qui ognuno ha delle cose precise da fare, ma tu puoi farle da persona libera. Puoi coltivare la tua libertà. Questo dà molta dignità e tutti se ne accorgeranno. Con la pratica sei veramente libero, qualunque sia la situazione in cui ti trovi. Ti propongo, ogni volta che vai al gabinetto, ogni volta che defechi, urini e ti lavi le mani, di in- vestire il cento per cento di te stesso nell’azione che stai facendo. Smetti di pensare, semplicemente goditi ciò che stai facendo. Può essere molto piacevole. In poche settimane vedrai l’effetto meraviglioso di questa pratica.

D: Può dare una definizione di presenza mentale? Come possiamo praticare con così tante distrazioni?
R: Significa essere veramente presenti in questo momento. Quando mangi, sai che stai mangiando; quando cammini, sai che stai camminando. Il contrario di presenza mentale è distrazione: mangi ma non sai che stai mangiando perché la tua mente è altrove. Presenza mentale, consapevolezza, è riportare la tua mente su ciò che avviene qui e ora; ti può dare molta vitalità, piacere e gioia. Per esempio, la semplice azione di mangiare un’arancia può essere mille volte più piacevole se mangi in consapevolezza invece che tutto preso nelle preoccupazioni, nella rabbia o nella disperazione. La consapevolezza, quindi, è l’energia che ti aiuta a essere pienamente presente con quello che c’è.
Supponi che ci siano dei rumori intorno a te: li puoi utilizzare come oggetto della presenza mentale. “Inspirando, sento molto rumore. Espirando, sorrido a questo rumore. So che le persone che fanno rumore non sempre sono serene e sento compassione per loro”. Quindi, praticare il respiro consapevole e usare la sofferenza che c’è intorno a te come oggetto della tua consapevolezza aiuterà a far nascere in te le energie della comprensione e della compassione.

D: Può dire qualcosa sul perdono?
R: Il perdono è il frutto della comprensione. A volte, non riusciamo a perdonare una persona anche se lo vorremmo. Può essere che abbiamo la disponibilità a perdonare, ma abbiamo anche l’amarezza e la sofferenza. Il perdono, per me, è il risultato del guardare in profondità e della comprensione.
Tramite la meditazione, l’energia chiamata rabbia si trasforma nell’energia della compassione. Non si può ottenere il perdono senza questo tipo di comprensione e la comprensione è il frutto dell’osservazione profonda. Io chiamo questo “meditazione”.

D: Qualè l’essenza del Buddhismo? È una religione?nE il Buddha era un Dio?
R: Il Buddha ci ricorda sempre che è un essere umano, non un dio. È un maestro. Ha lasciato molti discorsi fatti ai suoi discepoli; sono detti “sutra”.
Nella tradizione buddhista si onorano i Tre Gioielli. Il primo è il Buddha, colui che ha trovato la via della comprensione, dell’amore, della trasformazione e della guarigione. Il secondo gioiello è il Dharma, il sentiero della trasformazione e della guarigione che è stato offerto dal Buddha sotto forma di discorsi, insegnamenti e pratiche. Il terzo gioiello è la comunità di pratica, il Sangha: gli uomini e le donne che hanno formato una comunità e hanno intrapreso il sentiero della meditazione e della pratica della presenza mentale. Un vero Sangha ha in sé il vero Dharma e il vero Buddha. Quando entri in contatto con un vero Sangha, dunque, entri in contatto anche con il Buddha e con il Dharma.
Con un Sangha hai la possibilità di praticare con successo, perché il Sangha ti è di valido aiuto, ti protegge e ti sostiene nella pratica. Senza un Sangha potresti abbandonare la pratica dopo pochi mesi. Da noi si dice che se una tigre lascia la montagna per recarsi in pia- nura sarà catturata dagli uomini e uccisa. Un praticante deve restare con il proprio Sangha, altrimenti potrebbe abbandonare la pratica dopo pochi mesi. Il sostegno e i consigli dati dal Sangha sono molto importanti.
Può essere composto da laici o da monaci, ovunque ci siano quattro o cinque persone che praticano insieme la presenza mentale, c’è un Sangha. Prendere rifugio nel Sangha è molto importante: se il Sangha pratica veramente, racchiude in sé il Buddha e il Dharma.
D: Cosa è la presenza mentale e che effetti può avere?
R: Come detto la presenza mentale, o consapevolezza, è la capacità di essere presenti qui e ora. Concentra l’attenzione su ciò che sta avve- nendo; se c’è consapevolezza, ci sarà anche concentrazione. Se conti- nui ad avere consapevolezza di qualcosa ti concentrerai su quella cosa che diventerà l’oggetto della tua concentrazione. Quando la tua pre- senza mentale e la tua concentrazione sono buone, sei in grado di ave- re intuizioni profonde e sarai capace di comprendere a fondo ciò che realmente accade, qui e ora. Il processo dunque è: presenza mentale, concentrazione e visione profonda. Quest’ultima ti aiuta a compren- dere e ti libera dalle tue percezioni erronee; ti fa smettere di soffrire.

D: Si può pensare al passato e fare progetti per il futuro?
R: Presenza mentale significa stabilirti nel momento presente. Ma non vuol dire che tu non abbia il diritto di esaminare attentamente il tuo passato e trarne degli insegnamenti oppure di fare progetti per il futuro. Se sei veramente radicato nel momento presente e il futuro di- venta l’oggetto della tua presenza mentale, puoi guardare il futuro in profondità per vedere che cosa ti è possibile fare nel presente per ren- dere possibile quel futuro.
Noi diciamo che il modo migliore per prendersi cura del futuro è prendersi cura del presente, perché il futuro è fatto del presente. Pren- derti cura del momento presente è la sola cosa che puoi fare per assi- curarti un buon futuro.
Se riportiamo al momento presente eventi del passato e ne faccia- mo oggetto di meditazione, ne riceviamo un grande insegnamento. Quando prendevamo parte a quegli eventi non potevamo vederli con la chiarezza con cui li vediamo ora. Con la pratica della presenza mentale acquisiamo occhi nuovi e possiamo imparare molte cose dal passato.

D: Penso che in occidente si dà grande importanza al successo. Nel Buddhismo c’è un concetto simile?
R: Prendiamo come esempio la meditazione camminata. Mentre ti stai godendo l’inspirazione e l’espirazione, all’improvviso può venirti un’idea; sei libero di scegliere se continuare la tua pratica del respiro consapevole oppure restare con quell’idea. Puoi decidere di dire all’idea: “Vorrei continuare a respirare in consapevolezza prima di dedicarti un po’ di tempo”. Se l’idea accetta la tua decisione, si ritirerà nell’ombra in modo che tu possa continuare la tua meditazione. È come esaminare una pila di lettere sulla scrivania e metterne da parte una particolare, da leggere più tardi.
La consapevolezza può essere consapevolezza di tutto quello che vuoi, nel momento presente. Cosa succede se l’idea è molto forte e vuole la tua attenzione immediata? In questo caso puoi dire: “OK, ora smetto di concentrarmi sul mio respiro e mi occupo di te”. Puoi decidere di focalizzare tutta la tua attenzione su questo nuovo oggetto di meditazione. Non c’è nulla di male in questo.
Se durante la meditazione seduta inizi a sentire dolore alle gambe già dopo dieci minuti, forse penserai di dover sopportare il dolore e di dover restare seduto per l’intero quarto d’ora, altrimenti avrai fallito il tuo compito. Non devi sentire questo; puoi praticare, invece, il massaggio consapevole: “Inspirando so che sto iniziando a cambiare la mia posizione seduta. Espirando, sorrido al mio dolore muscolare”. Sei libero di scegliere l’oggetto della tua presenza mentale. Non hai abbandonato la meditazione, neanche un istante della tua meditazione è andato perduto, non hai fallito.

D: Sono di famiglia cristiana. Va bene se pratico la presenza mentale?
R: Ho studiato la religione cristiana e vi ho trovato molti insegna- menti sulla presenza mentale. E ne ho trovato anche nell’ebraismo e nell’Islam. Penso che la presenza mentale sia di natura universale. Penso che sia possibile trarre beneficio da molte tradizioni contemporaneamente. Se ti piacciono le arance le mangerai, va bene, ma nulla ti impedisce di gustare anche un kiwi o un mango. Perché scegliere per te soltanto un tipo di frutta quando tutta l’eredità spirituale del genere umano è a tua disposizione?

D: C’è un tipo di forza che indirizza la sua esistenza? C’è una forza più elevata che le indica il percorso?
R: Ho detto che in ogni cellula del tuo corpo puoi trovare sia l’inferno che il paradiso, il Regno di Dio. La forza spirituale, elevata o meno che sia, è proprio dentro di te. Se hai compassione, puoi entrare in contatto con la compassione in ogni luogo. Se hai violenza e odio, ti collegherai a quelle energie intorno a te. Per questo è molto importante scegliere su quale canale ti vuoi sintonizzare.
Se decidi di nutrire te stesso solo con energie positive, l’energia della presenza mentale ti aiuterà a fare una distinzione tra le energie che sono giuste per te e quelle che non lo sono: quali persone dovresti frequentare, quale tipo di cibo non dovresti mangiare, che tipo di programmi televisivi dovresti vedere e così via. La presenza mentale è capace di dirti quali cose ti sono necessarie e quali ti sono nocive.

Il Seme di Mais

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Buon giorno caro Shanga, ogni volta che andiamo in ritiro in Italia offriamo un ritiro per adulti e bambini. Si svolge a Castelfusano, è un posto dove ci sono molti alberi di pino e un bel parco. C’è anche un bufalo che vive nel parco. Nel ritiro ci sono sempre molti bambini e ai bambini piace la pratica. Un giorno ho dato loro un compito a casa da fare ai bambini, non il solito compito che sono abituati a fare ma un compito piacevole. Quella mattina sono andato in un negozio di alimenti a comprare semini di granoturco, tipo quelli che si usano per fare il Popcorn e ho distribuito a ciascun bambino un semino. Il compito era di portarlo a casa e piantarlo in un vaso. Anche gli adulti erano interessati al compito a casa e volevano anche loro i semi. Per fortuna ne avevo a sufficienza per tutti. Quello che dovevano fare era piantare il seme nel vaso ed innaffiarlo ogni giorno. Se fuori faceva freddo dovevano tenere il vaso dentro casa. Innaffiatelo ogni giorno e quando il seme di granoturco germoglia e quindi spunta una foglia, due foglie o tre foglie allora voi andate a parlare con la pianta di granoturco e ditele qualcosa di simile: “Cara piantina di granoturco ti ricordi quando eri un minuscolo seme? E dopo avere fatto la domanda ascoltate. La pianta di granoturco non parla né inglese né italiano, ma comunque ha un suo modo di comunicare, e se siete abbastanza attenti potete sentire la risposta della pianta di granoturco. E la risposta è: “Io un seme di granoturco? Non credo proprio!”. Voi sapete che la pianta non vi crede ma è un dato di fatto che qualche settimana era un piccolo seme e adesso è diventata una pianta di granoturco, voi sapete che è la verità, ma la pianta non lo sa e non vuole ammettere che una volta era un minuscolo semino. Quindi fate del vostro meglio per farglielo capire, con parole amorevoli dite: “Mia piccola piantina di granoturco, sono io che ti ho piantato, tu eri un piccolo seme e sono io che ogni giorno ti ho innaffiato e a un certo punto tu hai germogliato ed è spuntata la prima foglia”. Cercate di aiutare la piantina a ricordare. E potreste dirle che quando crescerà potrà fare un fiore, potrà fare una o due pannocchie di granoturco e da un seme di granoturco potrà diventare molti grani di granoturco.
(Devo bere una tazza di tè prima di continuare. Il monaco beve.)
Se io chiedo al Tè se si ricorda se è stato una nuvola nel cielo potrebbe averlo dimenticato, ma il fatto è che forse diversi anni fa il tè era una nuvola in cielo. È diventata pioggia, acqua che è stata usata per fare il tè ed ora effettivamente è proprio tè.
Quando tu mediti puoi vedere le cose in questo modo e puoi aiutare le persone a capire, perché potrebbero avere dimenticato. Il fatto è che tu sei una ragazzina o un ragazzino, tu anche hai avuto un inizio come la piantina di granoturco, eri un minuscolo seme, anzi molto più piccolo di un semino. Tuo padre e tua madre ti hanno piantato come un seme nel grembo di tua madre, tu eri un seme molto piccolo ma sei cresciuto molto in fretta, da una cellula sei diventato molte cellule e hai moltiplicato le tue cellule per formare il tuo corpo, ma tu non ti ricordi di tutto questo, hai bisogno di un biologo o uno scienziato che ti dica che tu all’inizio eri un piccolo seme di uomo. Tu non lo sai ma il fatto è che tu sei una continuazione di tuo padre come il tè nel bicchiere è una continuazione della nuvola del cielo.
Siete d’accordo con me che il tè nel bicchiere è la continuazione della nuvola nel cielo? Si, c’è un legame molto stretto tra il tè e la nuvola nel cielo: la nuvola di ieri può diventare il tè di oggi e quando io sto bevendo il tè e sto bevendo la nuvola e anche a voi potrebbe piacere bere la nuvola. Così la prossima volta che bevete il tè guardate nel bicchiere e vedrete che il tè è la continuazione della nuvola. La nuvola è nel tè. E con la meditazione possiamo vedere cose come questa.
Quindi quando voi contemplate la bellezza di uno stelo di granoturco o la giovane pianta di granoturco non vedete più il seme, vedete solo la pianta. Non vedete più il seme ma questo non vuol dire che il seme è morto, no! Il seme non è morto, è diventato una pianta e la la pianta è la continuazione del seme. E se tu sei un buon praticante di meditazione non vedi solo la pianta, puoi ancora vedere il seme. Il seme di granoturco non ha lo stesso aspetto, lo stesso tipo di forma, ma ha acquisito una nuova forma, è come il tè: il tè è la nuvola: la nuvola non è morta, è diventata tè, ha solo acquisito una nuova forma. Quindi a meditazione è così.
Molti bambini hanno praticato, hanno portato a casa il seme e lo hanno piantato nel vaso, l’hanno innaffiato, hanno aspettato e quando ha sviluppato le foglie sono andati a parlare con la piantina di granoturco e gli hanno posto quella domanda, hanno provato a spiegare alla pianta di granoturco che cosa era successo, alcuni hanno fatto anche la foto della piantina e le hanno inviate a me, al monastero. Hanno fatto davvero bene il loro compito e si sono divertiti.
Quindi il fatto è che noi vediamo le cose morire ma esse non muoiono propriamente, continuano in qualche modo, con altre forme. Sapete bene che è impossibile che una nuvola muoia, morire vuol dire che qualcosa diventa niente, ma è impossibile per una nuvola diventare niente, una nuvola può diventare pioggia, neve o acqua, ma non può morire, mai. Può diventare qualcosa come il tè, come il gelato, ma non il nulla. Quindi se voi avete qualcuno che pensate che ormai è morto, guardate bene, guardate ancora, quella persona non è morta. Non dovete piangere troppo. È impossibile per lui o lei morire, esso o essa sono ancora lì, da qualche parte e sei voi siete attenti potete riconoscerla in una nuova forma, forse ancora più bella di prima, e questo è ciò che la meditazione può aiutare a vedere. E così voi siete liberi dal dolore, afflizione o tristezza. Questo è l’insegnamento del Buddha: niente muore. Il seme di granoturco, la nuvola nel cielo, gli esseri umani, essi continuano sempre in altre forme.
Adesso quando sentite la piccola campana potete alzarvi e continuare la pratica. Buona giornata, praticate bene.

La pace in Azione – di Tich Nhat Han

Iimagenspirando mi calmo, espirando sorrido.Inspirare e comunicare all’altro essere induce in se stessi e nell’altro immediata felicità.

– inspirare consapevolmente e dire: “cara/caro sono qui per te” (significa che per amare dovete essere presenti).

– inspirare consapevolmente e dire: “cara/caro so che sei qui e sono felice (amare significa riconoscere la presenza dell’altra persona).

Retta visione

Verità convenzionale e verità ultima sono diverse ma non contraddittorie.

La prima è utile da un punto di vista pratico (nome delle cose, il padre è il padre e il sole è il sole, A può essere solo A e non può essere B), ma non è abbastanza e a volte occorre andare a fondo per arrivare alla verità ultima: si pensi al sotto e sopra, se c’è un sotto deve esserci anche un sopra, non si può tenere solo il sotto e buttare via il sopra. Per altri ciò che alcuni intendono come sopra è il sotto, ciò che per me è vicino per altri è lontano, la mia sinistra è la destra di altri, ecc. ecc., insomma è il principio di identità delle cose, di utilità pratica ma comunque non abbastanza.

Ora prendiamo per esempio un fiore: un fiore è un fiore, non è la terra, la pioggia o il sole, ma se si osserva in profondità il fiore si vede che esso esiste ed è fatto da tutti elementi che non sono fiore. Se noi togliamo la terra, il sole o la pioggia, il fiore non esiste. La A è fatta solo di elementi non A (quindi A = B+C+D…).

La prima nobile verità è che c’è la sofferenza (la sofferenza è solo sofferenza non è felicità e viceversa) e la terza nobile verità dice che c’è la cessazione della sofferenza. La seconda nobile verità dice che ci sono le cause della sofferenza e la quarta dice che ci sono le cause della felicità (cammino per). Questa è la maniera convenzionale per la realtà che dice che la sofferenza è diversa dalla felicità e il cammino che porta alla sofferenza è diverso dal cammino che porta alla felicità. Quando osserviamo in profondità vediamo che c’è una connessione in tutto questo e allora le differenze cominciano ad assottigliarsi. La realtà convenzionale è diversa dalla realtà ultima, ma se volete toccare la realtà ultima dovete conoscere la convenzionale. Quando arrivate alla realtà ultima allora vedete come non ci sia più discriminazione tra le quattro nobili verità (se gettate il convenzionale non avete modo di toccare l’ultimo).

Nel suo primo insegnamento il Budda ha illustrato le quattro nobili verità mentre nel sutra del cuore vediamo che egli dice che non c’è sofferenza, non c’è il cammino che porta alla cessazione; c’è contraddizione? Il fatto è le quattro nobili verità sono convenzionali, pratiche ed utili, ma non sono abbastanza. Per le persone abituate alla visione dualistica questa può essere l’unica verità possibile, ma sono come in trappola della loro mente dualistica, dogmatica e non possono arrivare alla verità ultima (felicità/sofferenza, bello/brutto, ecc. ecc.). Ad una tale persona con una mente dualistica può sembrare strano sentirsi dire che non c’è felicità, non c’è sofferenza, non c’è loto, non c’è il fango, ma la verità è che se non c’è il fango non c’è nemmeno il loto, se non c’è sofferenza non può esserci felicità.

Supponiamo che qualcuno con una visione integralista cristiana dica che l’uomo è solo un peccatore, che egli non può salvare se stesso, non importa quello che fa nella sua vita, egli ha bisogno che qualcun’altro lo salvi (Gesù). Se sei intrappolato nella visione dualistica tu vedi te stesso solo come te stesso e gesù solo come gesù. Il mio maestro mi insegnò anni fa come ci si inchina davanti ad un buddha. Mi disse: “Quando vedi un buddha non dovresti immediatamente chinarti ma fare prima una breve meditazione per far si che il tuo inchino abbia effetto per entrare in comunicazione con lui” e mi insegnò alcuni versi per aiutarmi a fare questa meditazione. I versi sono: “Colui che si inchina e colui che riceve l’inchino sono per natura vuoti di esistenza intrinseca. Il buddha è fatto solo di elementi non buddha ed io sono fatto di elementi non me. Caro buddha io so che tu sei fatto di tanti elementi non buddha ed uno di questi elementi sono io e so che quando vedo te io vedo anche me e so anche che quando vedo me stesso vedo anche te”.

Se rimani intrappolato nella visione dualistica e non vedi che il buddha è anche te e tu sei anche il buddha, allora non è possibile alcuna sorta di comunicazione e l’inchino non è significativo. Se non vedi la natura di interessere tra te e il buddha non c’è comunicazione, e allo stesso modo vale con gesù, la distinzione tra peccatore e salvatore va vista secondo la natura dell’interessere. Senza questa visione di comprensione speciale, di comunione, di comunicazione non è possibile non solo comunicare tra te e il buddha o tra te e gesù ma anche tra te e il fiore, le nuvole o l’intero cosmo.

Questo è il motivo per cui i 5 addestramenti alla consapevolezza (*1) che abbiamo presentato ieri è un tipo di etica basato sulla comprensione dell’interessere. Bisogna praticare i 5 addestramenti in un modo non dogmatico. Toccando la natura dei 5 addestramenti tocchiamo la natura dell’interessere e superiamo ogni tipo di discriminazione. La retta visione è la base degli altri insegnamenti del cammino.

Ottuplice sentiero
Prima di tutto abbiamo la retta visione che è la comprensione dell’interessere. La retta visione si ottiene attraverso la pratica di retta consapevolezza e retta concentrazione. Con la comprensione della retta visione otteniamo la compassione che è la capacità di produrre retti pensieri che hanno il potere di guarire così come potremo produrre anche retta azione e retta parola. Dobbiamo addestrare a vedere noi stessi come i pensieri e le azioni che compiamo ogni giorno quindi se per esempio produciamo pensieri di compassione avremo una buona qualità di vita. Questo è possibile solo quando avremo ottenuto una retta visione che è libera da ogni separazione o discriminazione.

Così la comprensione dell’interessere ci aiuta a rimuovere tutti i pensieri di separazione e discriminazione che sono il fondamento della rabbia, gelosia, paura. Tutte i pensieri dovrebbero essere basate sulla retta visione, sulla non discriminazione e sulla non dualità, e lo stesso vale per la retta parola e retta azione perché anche tutto quello che noi facciamo e diciamo ha il potere di guarire noi stessi e la società.

I due elementi mancanti sono il retto sostentamento e retta diligenza. La nostra coscienza è fatta di molti strati, almeno due strati. Sotto c’è la coscienza deposito che è la memoria di tutta la nostra esperienza di vita. Sopra c’è la coscienza mentale. Nella coscienza deposito c’è molta energia, sono presenti tutti i semi dei vari stati d’animo (formazioni mentali) (paura, rabbia, desiderio, illusione, concentrazione, consapevolezza, compassione, ecc). Questi semi possono essere più o meno potenti a seconda del nostro modo di vivere. Ad esempio quando il seme della rabbia dorme noi abbiamo una buona vita, ma quando qualcuno arriva e dicendo o facendo qualcosa tocca questo seme questo può salire di livello, manifestarsi nella coscienza mentale e diventando una formazione mentale, ci sono 51 categorie di formazioni mentali. Ogni volta che una formazione mentale sorge dovremo essere in grado di riconoscerla e dire: ”Buon giorno formazione mentale, mi prenderò cura di te!”. Non dobbiamo sopprimerla se è spiacevole e non dobbiamo attaccarci se è piacevole. Questa è la pratica del riconoscimento e la pratica della diligenza è possibile quando siamo in grado di riconoscere la natura delle numerose formazioni mentali che si manifestano.

Il primo aspetto della pratica della diligenza e di non dare opportunità ai semi negativi dentro di noi di sorgere. Se permettete che vengano innaffiati e arrivino in superficie voi soffrirete, se soffrirete voi farete soffrire anche i vostri vicini, dobbiamo astenerci dal consumare le cose (riviste, film programmi TV, comportamenti) che toccano e annaffiano questi semi negativi. Non dobbiamo vietare ai figli di non fare quello o questo, ma dovremmo spiegare loro che la diligenza è la pratica della felicità. Dobbiamo praticare anche insieme agli altri, alla propria compagna/o. Non annaffiamo i semi negativi, ne quelli nostri ne quelli della altra persona.

Il secondo aspetto è che quando si manifesta un seme negativo bisogna fare del nostro meglio per chiedergli di tornare indietro, non tentare di sopprimere, ma salutarlo e invitarlo a tornare indietro. Se esso rimane in voi a lungo farà molto danno. Se stai con il seme in superficie non sarai una persona piacevole con la quale stare. Più il seme sta in superficie più esso fa le radici anche in profondità. Se hai un partner arrabbiata che magari 10 anni fa non lo era è perché in tutti questi anni sono stati annaffiati i semi negativi, e dovresti comprendere che in qualche modo anche tu hai contribuito a questo. Ecco perché dobbiamo imparare a non annaffiare i semi e invitare il seme a tornare da dove è venuto il più presto possibile. Il Buddha propose di invitare un seme positivo per rimpiazzare quello negativo. Inspirando lasciare il seme della gentilezza amorevole venire in superficie e il seme della rabbia di conseguenza tornerà giù. Fate qualcosa per aiutare l’altro a cambiare il seme quando vedete che è sotto l’effetto di un seme negativo.

Il terzo aspetto è quello di dare le opportunità ai buoni semi di venire in superficie. Non è difficile invitare il seme della consapevolezza, di gioia, di concentrazione di pace a venire in superficie. Invitate le energie positive a sorgere e così potrete guarire voi stessi e il mondo. Invitate anche quello degli altri così se loro sono felici lo sarete anche voi.

Il quarto aspetto è quello di mantenere più a lungo possibile una buona formazione mentale in superficie quando essa si manifesta. Aiutate il partner a fare altrettanto, di qualcosa, fai qualcosa quando vedi che è in difficoltà. Con la pratica della retta diligenza potete trasformare la vostra relazione in brevissimo tempo. E’ facile, è piacevole e ha un grande effetto.

La parola amorevole e l’ascolto profondo

La pratica della retta parola è anche il quarto addestramento alla consapevolezza e va di pari passo alla pratica dell’ascolto profondo. La pratica della parola amorevole aiuta a riconciliare un rapporto in brevissimo tempo (anche 1 ora).

Durante i ritiri all’inizio impariamo a lasciare le tensioni ed entriamo in contatto con gli elementi rinfrescanti e di guarigione in noi e attorno a noi, poi impariamo a guardare la sofferenza dentro di noi e una volta compresa la sofferenza sviluppiamo la compassione verso di noi e cominciamo a soffrire un poco di meno. In questo modo anche quando guarderemo l’altra persona facilmente comprenderemo la sofferenza in essa e potremo provare compassione, e questa è la pratica della prima e seconda nobile verità. Quando vedete la sofferenza dell’altro voi iniziate a non soffrire più perché avendo sviluppato la compassione amorevole, non lo criticate più, non lo giudicate, non lo odiate più, non avete desiderio di punirlo ma solo di fare qualcosa o dire qualcosa per aiutarla a soffrire di meno e questo significa appunto che la compassione è nata nel vostro cuore. A qual punto potete praticare l’ascolto profondo e la parola amorevole. Poi, sempre durante il ritiro dopo avere praticato un po’ si inizia la riconciliazione e si applica la parola amorevole di cui questo è un esempio “Caro/a so che hai sofferto molto negli ultimi tempi, non sono stato in grado di aiutarti a soffrire di meno, al contrario ho agito e reagito in modo tale da fari soffrire di più. Non avevo mai avuto intenzione di farti soffrire, è solo che non ho capito la tua sofferenza per cui se tu non mi aiuti a comprendere e a condividere con me la tua sofferenza, chi mi aiuta?”. A questo punto praticate l’ascolto amorevole (compassionevole) è la pratica che da a chi parla l’opportunità di svuotare il cuore. Mentre ascoltate inspirate ed espirate consapevolmente e ascoltate la persona mantenendo ferma la compassione, con l’unico scopo di farla soffrire di meno. Se avete ferma la compassione qualsiasi cosa che l’altro potrebbe dire non vi ferirà e non vi toccherà perché appunto sarete protetti dalla compassione. Mentre la persona si svuota ci sarà rabbia, irritazione critica verso di voi, ma anche errate visione. Non dovete interrompere mai la persona altrimenti irritate di più l’altra persona, ricordare che voi avete il solo scopo di ascoltare per farla soffrire di meno. Magari qualche giorno dopo potete tentare di correggere qualche sua percezione, ma non in quel momento! Questa è una pratica benefica e porta guarigione.

Il miracolo della riconciliazione accade sempre nei nostri ritiri e voi avete la compassione allo stesso modo di Avalokitesvara, voi siete Avalokitesvara, il Buddha della compassione. E non hai bisogno di essere buddhista per fare questo. Nei nostri ritiri la maggior parte delle persone non sono buddiste.
Note: 

(*1) La base degli addestramenti è la presenza mentale. Essi proteggono la nostra libertà e rendono bella la vita. Usati come linee guida per la nostra vita quotidiana sono la base per la felicità di individui, coppie, famiglie e società.
Il Primo Addestramento alla Consapevolezza: Rispetto per la Vita
Consapevole della sofferenza causata dalla distruzione della vita, mi impegno a coltivare la visione profonda dell’interessere e la compassione e a imparare modi di proteggere la vita di persone, animali, piante e minerali. Sono determinato(a) a non uccidere, a non lasciare che altri uccidano e a non dare il mio sostegno ad alcun atto di uccisione nel mondo, nei miei pensieri o nel mio modo di vivere. Riconoscendo che le azioni dannose nascono dalla rabbia, dalla paura, dall’avidità e dall’intolleranza, le quali a loro volta derivano da un modo di pensare dualistico e discriminante, coltiverò l’apertura, la non discriminazione e il non attaccamento alle opinioni per trasformare la violenza, il fanatismo e il dogmatismo in me stesso(a) e nel mondo.

Il Secondo Addestramento alla Consapevolezza: Vera Felicità
Consapevole della sofferenza causata dallo sfruttamento, dall’ingiustizia sociale, dal furto e dall’oppressione, mi impegno a praticare la generosità nel mio modo di pensare, di parlare e di agire. Sono determinato(a) a non rubare e a non appropriarmi di nulla che possa appartenere ad altri; condividerò tempo, energia e risorse materiali con chi è in stato di bisogno. Praticherò l’osservazione profonda per riconoscere che la felicità e la sofferenza degli altri non sono separate dalla mia stessa felicità e sofferenza; che è impossibile essere davvero felici senza comprensione e compassione e che rincorrere ricchezza, fama, potere e piaceri dei sensi può portare molta sofferenza e disperazione. Sono consapevole che la felicità dipende dal mio atteggiamento mentale e non da condizioni esterne; so che per vivere felicemente nel momento presente mi basta ricordare di avere già condizioni più che sufficienti per essere felice. Mi impegno a praticare il Retto Sostentamento per contribuire a ridurre la sofferenza degli esseri viventi sulla Terra e a invertire il processo di riscaldamento globale del pianeta.

Il Terzo Addestramento alla Consapevolezza: Vero Amore
Consapevole della sofferenza causata da una condotta sessuale scorretta, mi impegno a coltivare in me il senso di responsabilità e a imparare modi di proteggere la sicurezza e l’integrità di individui, coppie, famiglie e società. Sapendo che il desiderio sessuale non è amore e che l’attività sessuale motivata dalla brama è sempre dannosa per me stesso(a) e per gli altri, sono determinato(a) a non intraprendere relazioni sessuali prive di vero amore e di un impegno profondo e duraturo di cui renderò partecipi la mia famiglia e gli amici. Farò tutto ciò che è in mio potere per proteggere i bambini dagli abusi sessuali e per prevenire la rottura di coppie e famiglie a seguito di un comportamento sessuale scorretto. 
Riconoscendo che corpo e mente sono una cosa sola, mi impegno a imparare modi appropriati di prendermi cura della mia energia sessuale e a coltivare la gentilezza amorevole, la compassione, la gioia e l’inclusività – i quattro elementi fondamentali del vero amore – per la maggiore felicità mia e degli altri. Sappiamo che se pratichiamo il vero amore la nostra esistenza avrà una meravigliosa continuazione nel futuro.

Il Quarto Addestramento alla Consapevolezza: Parola amorevole e ascolto profondo
Consapevole della sofferenza causata dal parlare senza attenzione e dall’incapacità di ascoltare gli altri, mi impegno a coltivare la parola amorevole e l’ascolto compassionevole allo scopo di alleviare la sofferenza e promuovere la riconciliazione e la pace in me stesso(a) e fra gli altri – persone, gruppi etnici e religiosi e nazioni. Sapendo che le parole possono essere fonte di felicità o sofferenza, mi impegno a parlare in modo veritiero, usando parole che ispirino fiducia, gioia e speranza. Quando in me si manifesta la rabbia, sono determinato(a) a non parlare. Praticherò la respirazione consapevole e la meditazione camminata per riconoscere la mia rabbia e osservarla in profondità. So che le radici della rabbia possono essere trovate nelle mie percezioni erronee e nella mancata comprensione della sofferenza in me stesso(a) e nell’altra persona. Parlerò e ascolterò in un modo che possa aiutare me stesso(a) e l’altra persona a trasformare la sofferenza e a trovare una via d’uscita dalle situazioni difficili.
Sono determinato(a) a non diffondere notizie di cui non sono sicuro(a) e a non pronunciare parole che possano causare divisione o discordia. Praticherò la Retta Diligenza per alimentare la mia capacità di comprensione, amore, gioia e inclusività, e trasformare gradualmente la rabbia, la violenza e la paura che giacciono nel profondo della mia coscienza.

Il Quinto Addestramento alla Consapevolezza: Nutrimento e guarigione 
Consapevole della sofferenza causata da un consumo disattento mi impegno a coltivare una buona salute sia fisica che mentale per me stesso(a), la mia famiglia e la società, praticando la consapevolezza nel mangiare, nel bere e nei consumi in genere. Praticherò l’osservazione profonda del mio modo di assumere i Quattro Tipi di Nutrimento, ossia cibo commestibile, impressioni dei sensi, volizione e coscienza. Sono determinato(a) a non giocare d’azzardo, a non assumere alcolici, droghe o altre sostanze o stimoli che contengano tossine, come certi siti internet, videogiochi, programmi televisivi, film, riviste, libri e conversazioni. Coltiverò la pratica di tornare al momento presente per stare in contatto con gli elementi rasserenanti, risananti e nutrienti che si trovano in me stesso(a) e intorno a me, senza lasciare che rimpianti o dispiaceri mi trascinino di nuovo nel passato né che ansie, paure o avidità mi distolgano dal momento presente. 
Sono determinato(a) a non cercare di coprire la solitudine, l’ansia o altra sofferenza con acquisti e consumi compulsivi. Alla luce della contemplazione dell’interessere, orienterò le mie scelte di consumatore in modo da proteggere la pace, la gioia e il benessere nel mio corpo e nella mia coscienza, come nel corpo e nella coscienza collettivi della mia famiglia, della società e della Terra.