Introduzione al Tao

Definire con esattezza che cosa è il Tao è complicato se non addirittura impossibile, anche a detta dei filosofi e scrittori del IV sec. A.C. che per primi misero per iscritto ciò che prima veniva tramandato a voce. L’origine del Taoismo in generale si verificò in seguito all’invasione pacifica dei monaci buddisti in Cina, e la sua nascita aveva lo scopo di differenziare le pratiche spirituali e la sapienza filosofica propria del popolo cinese dalle pratiche di importazione straniera. Il Tao non prevede l’esistenza di un Dio e nemmeno di divinità che indicano una certa morale e giudicano le persone in base al loro seguire o meno certe indicazioni. I taoisti affermano che il Tao non è definibile e che qualsiasi modo per definirlo sarebbe non corretto, tuttavia essi provano a fornire a noi occidentali una sorta di spiegazione generale. Esistono tre punti salienti che sono i criteri generali su cui si basa la filosofia del Tao: il vuoto, la spontaneità e la non-azione. Ci sono diversi tipi di Tao, ma più che tipologie differenti si tratta di differenti approcci metodologici all’interno di un concetto più generale che è il Tao, orientati di più verso il lato religioso, mistico, alchemico, della sessualità o filosofico. 

“Il Tao che si può nominare

non è il Tao eterno.

L’essere che può venire nominato

non è quello eterno.

Come non nominabile

esso è il principio del cielo e della terra.”  (Lao-Tzu Cap.1)

Lao Tzu assimila il Tao al concetto di “VUOTO”, riferito a ciò che viene prima della manifestazione dell’esistenza e a ciò che c’era prima del Big Bang da cui è scaturito l’universo così come lo conosciamo. Per potere esistere l’universo doveva avere uno spazio vuoto in cui espandersi (anche e anche se gli astrofisici sostengono che lo spazio si è creato insieme all’universo). Prima del Big-bang che cosa c’era? Il Tao. Il vuoto è come il palcoscenico di un teatro, è necessario affinché i teatranti possano mettere in scena lo spettacolo dell’esistenza. Come  il vuoto del teatro è utile allo spettacolo, il Tao è utile per lo sviluppo dell’universo.

Il motivo per il quale i taoisti sostengono che l’individuo debba avvicinarsi di più all’essenza del Tao è che così facendo si renderebbe immensamente felice. Non è quindi il successo, la gloria, la fama, la ricchezza, la conoscenza, la bellezza, l’illuminazione il fine del taoismo:  il fine del taoismo è il raggiungimrnto della felicità che passa attraverso una armonica relazione tra l’individuo e il Tao, tra l’uomo e l’esistenza. 

Come faccio ad entrare in armonia con il Tao se è così inconoscibile? Occorre coltivare ciò che i cinesi chiamano ZIRAN e che noi traduciamo con il termine SPONTANEITA’, quindi per entrare in armonia con il Tao dobbiamo cercare di essere spontanei. Qui bisogna puntualizzare che spontaneità non vuol dire “faccio quello che voglio”. Esempio: sono davanti ad una pasticceria ma ho il diabete: non entro nel negozio e così ho demolito la parte in me che mi diceva “entra, guarda quanti buoni cannoncini siciliani!”. Spontaneamente mi veniva voglia di entrare ma poi ho dato retta alla voce : “se entri stai male, non farlo”. Ho represso la mia spontaneità. Ma questo concetto non è ciò che i taoisti intendono con il termine “ziran”, che invece è più sofisticata. Per dirlo in parole povere i taoisti pensano che per essere spontanei occorre non utilizzare troppo la mente, che considerano l’opposto della spontaneità. Infatti provate a pensare di dire: “da adesso sarò spontaneo!”. Quello che accade è che ogni gesto verrà valutato dalla mante che si arrovella per concludere se ciò che stiamo per fare è un gesto spontaneo oppure no. Il risultato è che alla fine se ci pensiamo troppo qualsiasi gesto non sarà mai più spontaneo. Dal punto di vista pratico quello che occorre fare veramente è creare una sorta di vuoto interiore, che altro non significa se non che la nostra mente per un certo periodo di tempo non produce più alcun pensiero; è calma, quieta, tranquilla. In questo modo, non pensando, la mente non è più condizionata e in grado di produrre giudizio, rendendoci liberi di esprimere la nostra spontaneità. Questo approccio al concetto di vuoto è comune in tutti i differenti tipi di taoismo.

“Resta nel silenzio, resta nel vuoto.

Nel silenzio e nel vuoto torni a casa.

Nel prendere e nel dare perdi la via di casa.”

Arrivati a questo punto possiamo dire che per avvicinarci al Tao dobbiamo essere spontanei e che per essere spontanei dobbiamo avere una mente vuota. Questa mente vuota, se ci pensiamo, è esattamente come viene descritto il Tao: un vuoto da dove, spontaneamente emerge qualcosa. Per entrare in connessione con il Tao però è necessario coltivare un altro aspetto: il WU WEI, che noi abbiamo tradotto come NON-AZIONE. Per la mentalità occidentale questo è un concetto abbastanza complesso da capire, perché la domanda è: “Ma come faccio a entrare in connessione con qualcosa (Tao) senza fare nessuna azione?”. Effettivamente anche il non fare è una azione perchè scelgo di stare fermo: “Cosa faccio? Sto fermo!”. E come usciamo da questo paradosso? Ricapitoliamo un attimo: fino ad ora abbiamo fatto il vuoto interiore e questo ha permesso il fluire libero della nostra spontanea.  Quindi in pratica che azioni facciamo quando siamo nella nostra natura spontanea?”. Faremo azioni spontanee! Il wu wei è l’azione spontanea che non ha uno scopo mentale. E’ qualcosa che emerge senza sforzo, senza che dietro ci sia un pensiero, che segue ciò che sta attorno e il momento che in cui sta avvenendo. Di solito noi facciamo qualcosa solo per raggiungere uno scopo, perché ha una sua utilità. Il wu wei è l’opposto di questo. E’ qualcosa che noi facciamo senza che dietro ci sia una mente che ha lavorato per dirci che se agiamo in un certo modo otterremo ciò abbiamo calcolato di avere. E’ questo momento di assenza di pensiero (mente spontanea) e conseguente azione spontanea, l’intero essere che interagisce con il Tao che a sua volta muove tutto l’universo in maniera altrettanto spontanea, il significato di essere in armonia con il Tao. E questo ci rende enormemente felici. 

“Chi cerca l’erudizione,

ogni giorno aggiunge qualcosa.

Chi cerca il Tao, ogni giorno toglie qualcosa.

Togli sempre di più, 

finchè non arrivi alla non-azione. 

Quando pratichi la non-azione,

non c’è nulla che non venga fatto.”